PARI OPPORTUNITÀ, SVOLTO A ROMA L'EVENTO FAI-CISL CON DELEGATE, RICERCATRICI E RAPPRESENTANTI DI IMPRESE E ISTITUZIONI
Si è svolto oggi a Roma l’evento “Parità al lavoro: esperienze e opportunità nell’agroalimentare”, promosso da Fai-Cisl e Terra Viva per approfondire i temi delle pari opportunità con delegate, ricercatrici, rappresentanti delle istituzioni e delle imprese. L’incontro si è aperto con i saluti del Segretario Generale Onofrio Rota, che sottolineato: “Una società che non riesce a valorizzare le differenze di genere e non sa costruire politiche di pari opportunità, condanna sé stessa alla chiusura verso il progresso e a una fragilità sociale che si ripercuote gravemente anche sul sistema produttivo”. Il sindacalista ha ricordato tra l’altro la battaglia delle donne iraniane: “La loro protesta – ha detto – è un simbolo di coraggio e determinazione che sosteniamo fermamente contro tutte le forme di oppressione delle donne e contro tutte le dittature”.
La Segretaria nazionale Raffaella Buonaguro ricordando la ricorrenza della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, celebrata il 25 novembre, ha sottolineato come le discriminazioni di genere siano un fenomeno ancora drammatico e pesante, una battaglia di civiltà che deve essere portata avanti insieme, uomini e donne, istituzioni e parti sociali, società e mondo politico. “Nei primi 9 mesi del 2022 – ha detto la sindacalista – in Italia si sono consumati 104 femminicidi, 82 di questi sono avvenuti in ambito familiare e, nella metà dei casi, l’omicida era il partner della vittima: dobbiamo tutti fare la nostra parte, anche nei luoghi di lavoro e nelle comunità che frequentiamo, tenendo sempre presente che la violenza non è solo fisica, a volte si cela dietro ricatti psicologici, disparità di trattamento salariale, non riconoscimento di ruoli e competenze”.
Le statistiche ufficiali sia nazionali che internazionali attestano che l’Italia rimane di 14 punti percentuali al di sotto della media europea rispetto al tasso di occupazione femminile, che è del 55,7%, mentre quello maschile si attesta al 75,8%. Abbiamo inoltre 1 milione di donne che non trovano lavoro e 8 milioni che hanno smesso di cercarlo. Se anche realizzassimo l’obiettivo del PNRR con una crescita del 4% sull’occupazione femminile, resteremmo fanalino di coda europeo. Se pensiamo al gender pay gap, in Europa esiste un divario del 16% tra la retribuzione lorda oraria degli uomini e delle donne e l’Italia, nel 2021, è scesa dal 70° al 76° posto mondiale nella classifica dei Paesi che attuano la parità salariale.
“Come coordinamento pari opportunità – ha detto Buonaguro – abbiamo aderito alla campagna CES-ETUC (Confederazione Europea dei Sindacati - European Trade Union Confederation) sulla trasparenza salariale di genere, mentre in Italia, un passo importante per abbattere il gender gap è sicuramente la certificazione della parità di genere, un documento che valuta in quale modo le iniziative adottate dai datori di lavoro riducono i divari su opportunità di crescita, parità salariale a parità di mansioni”.
Per quanto riguarda il lavoro agricolo, la ricercatrice Istat Cecilia Manzi ha sottolineato che nel 2020 le donne occupate in agricoltura sono state 823 mila, il 30% circa del totale delle persone occupate nel comparto: un numero in calo rispetto al 2010, quando rappresentavano il 36,8 %. Spostando l’attenzione all’aspetto imprenditoriale, all’interno delle aziende agricole si è leggermente rafforzata la partecipazione delle donne nel ruolo manageriale. Le donne imprenditrici in agricoltura nel 2020 sono infatti il 31,5% (30,7% nel 2010) e, rispetto al 2010, hanno aumentato il proprio impegno in termini di giornate di lavoro standard. Il Censimento Istat dell’agricoltura comunque conferma che, sebbene l’agricoltura rispetto agli altri settori economici mostri aspetti di minore disparità tra i generi, il divario da colmare è ancora ampio, basti pensare alla disparità salariale ancora ben presente.
“La nuova Politica agricola europea 2023-2027 – ha osservato Manzi – ribadisce che l’integrazione della dimensione di genere rappresenta uno dei principi fondamentali dell’Unione e invita gli Stati membri a porre particolare impegno alla partecipazione e alla promozione del ruolo delle donne in agricoltura”. In Italia, inoltre, al fine di favorire l'imprenditoria femminile in agricoltura, la Legge di bilancio 2022 ha disposto una semplificazione degli interventi agevolativi di cui al Titolo I, Capo III, D. Lgs 185/2000 (cd. Più Impresa) e per il 2022 ha incrementato di 5 milioni di euro il fondo destinato alle imprese a conduzione femminile. L’impegno in termini di giornate di lavoro del genere femminile, però, aumenta di più rispetto a quello maschile (+30,0% contro +13,9%) in particolare, tra la manodopera familiare (+54,7%). “All’interno delle aziende agricole – ha evidenziato inoltre Manzi – si è leggermente rafforzata la partecipazione delle donne nel ruolo manageriale, come rilevato anche da altre indagini nel corso del decennio: i capi azienda donna nel 2020 sono il 31,5% (30,7% nel 2010) e, rispetto al 2010, hanno aumentato il proprio impegno in termini di giornate di lavoro standard (meno di 30 da 61% a 41%)”.
L’assessora all’Agricoltura e alle Pari Opportunità della Regione Lazio, Enrica Onorati, ha sottolineato tra i vari aspetti quello del cambiamento dei linguaggi discriminatori, azione “fondamentale per andare oltre gli stereotipi di genere”. “La riduzione dei divari, compreso quello salariale – ha detto Onorati – oltre ad essere una questione di giustizia sociale servirebbe anche per favorire la crescita dei nuclei famigliari e il benessere della collettività”. Tra le varie misure intraprese dalla Regione, anche percorsi innovativi nella gestione dei fondi: "Abbiamo recentemente concluso il secondo bando per gli asili nido, misura che insieme a una maggiore conciliazione tra vita privata e lavoro favorisce certamente l’accorciamento dei gap, e inoltre contiamo molto sulla certificazione di genere delle imprese, che aiuterà anche a indirizzare meglio lo stanziamento dei fondi".
Tra i temi approfonditi durante l’incontro, la Convenzione sulle violenze e molestie nei luoghi di lavoro, spiegata da Gianni Rosas, Direttore dell’Ufficio Oil per l’Italia e San Marino: “Si tratta del primo trattato internazionale sul tema: la Convenzione, entrata in vigore in Italia il 29 ottobre scorso a seguito della ratifica con la legge 4/2021, responsabilizza anche i datori di lavoro nell’adozione di una politica aziendale di prevenzione, identificando e valutando i rischi, implementando i controlli, l’informazione e la formazione di tutti i lavoratori”, ha detto Rosas.
Oltre alle testimonianze di Ludovica Melito, giovane imprenditrice agricola, e Anna Sciarra, delegata Fai Cisl in Danone, che ha raccontato le conquiste ottenute in azienda grazie all’impegno del sindacato soprattutto in materia di welfare, è intervenuto all'incontro Alessandro Glisenti, responsabile Relazioni Industriali Unionfood: "Fino ad oggi il tema della parità è stato sviluppato quasi con un’ottica commerciale, invece riappropriarsi dal punto di vista delle relazioni sindacali di questo tema è la sfida che abbiamo voluto intraprendere nell’industria alimentare, anche con il protocollo siglato sulle pari opportunità. La prima cosa innovativa fatta con il protocollo sta nell'andare oltre ai principi e realizzare vere e proprie policy che possono essere immediatamente applicate all’interno delle imprese: averlo fatto in un’ottica di collaborazione tra datori di lavoro e sindacati, anziché contrapposizione, è un passo in avanti enorme. Domani – ha annunciato Glisenti – prenderà avvio concreto anche il lavoro dell’Ebs, neonato ente bilaterale di settore alimentare, che sarà un luogo di confronto ulteriore per adottare misure concrete per le pari opportunità".
Ha concluso la giornata l’intervento di Daniela Fumarola, Segretaria confederale della Cisl nazionale. “La risposta più compiuta davanti ai gap esistenti - ha detto la sindacalista - sta sempre nel lavoro; tante donne purtroppo subiscono violenza e non denunciano perché non hanno indipendenza economica. Il gender pay gap non ha origine tanto nei contratti, perché il contratto è uguale per tutti, ma nel fatto che le donne fanno lavori spesso meno retribuiti e con orari ridotti, tema che ci interroga su come mettere a disposizione delle donne più lavoro di qualità. Ad esempio nel lavoro agricolo tradizionale molte imprese parcellizzate compaiono soltanto come un codice fiscale, in cui risulta impossibile contrattare e negoziare, mentre in tante aziende più strutturate è più facile interloquire. Purtroppo in molte imprese la sensibilità verso la responsabilità sociale manca. Bisogna puntare sulla contrattazione, sul lavoro di qualità, stabile e ben retribuito, promuovere la cultura del rispetto della persona a partire dalle agenzie educative, visto che spesso manca il rispetto della vita stessa". "L’agenda sociale Cisl - ha ricordato Fumarola - parla anzitutto di giovani e donne, non sono un'appendice ma il fondamento delle nostre priorità. Bisogna discutere e confrontarsi per poi dare strumenti e conoscenze a chi contratta, che nella maggior parte dei casi sono uomini, per questo è fondamentale avere momenti formativi di costante confronto". "Nella Legge di bilancio - ha concluso la sindacalista - qualcosa di buono c'è, ad esempio l'estensione dei congedi parentali, con un mese in più: questo favorisce la genitorialità, che è un tema di tutti, non solo delle donne. Poi è nostro compito introdurre elementi di genere nella contrattazione, fare passi in avanti per avere una visione aperta sulla persona e valorizzare tutte le diversità".