IMMIGRAZIONE, A SABAUDIA INCONTRO CON LA COMUNITÀ SIKH SU LAVORO, DIGNITÀ, INTEGRAZIONE
Si è svolto oggi nella biblioteca comunale di Sabaudia, provincia di Latina, l’evento “Sikh: lavoro, dignità, integrazione”, promosso dal Centro Studi e rivista Confronti e dalla Fai, federazione agroalimentare e ambientale della Cisl. Al centro dell'incontro, le riflessioni attorno al volume “Sikhismo”, curato da Katiuscia Carnà.
"Abbiamo ottenuto un riconoscimento della nostra religione ma mancano ancora molti passaggi da fare", ha detto Karamjit Sing Dhillon, leader della locale comunità Sikh, aggiungendo che "nel territorio pontino tanti giovani Sikh lavorano e creano nuovi posti di lavoro, inoltre sono legati alla società italiana perché anche i loro nonni hanno combattuto al fianco di tanti italiani, così come in altre realtà d'Europa".
Il sindaco di Sabaudia Alberto Mosca ha ricordato che il 70% del Pil pontino è prodotto dal settore agroalimentare, in cui il 65 - 70% delle cooperative è composto da lavoratori di origine extracomunitaria, oggi inseriti nel tessuto sociale. "Nel 2023 - ha detto - sono stati anche prorogati giustamente i fondi per il progetto Perla, promosso e guidato dalla Regione Lazio, per costruire una rete integrata tra servizi pubblici e del privato sociale con l'obiettivo di contrastare e regolarizzare i fenomeni di lavoro irregolare". Inoltre, ha sottolineato il sindaco, "proprio perché crediamo nell'integrazione e nel ruolo delle comunità straniere, il comune ha previsto un ulteriore inserimento nell'organico dei servizi sociali di un mediatore culturale". Altro punto, "promuoviamo la destinazione di infrastrutture all'housing sociale, consentendo l'uso di locali a chi presta attività lavorativa dentro cooperative agricole". Infine, ha sottolineato il sindaco, "va detto che nessun problema particolarmente rilevante in termini di sicurezza pubblica è stato mai causato dalla comunità Sikh, aspetto importante che denota la buona convivenza sul territorio".
L'assessora regionale all’agricoltura, Enrica Onorati, ha ribadito l'importanza di "garantire a tutti servizi e opportunità", e ha sottolineato la resilienza dei lavoratori agricoli che anche durante la pandemia hanno garantito il cibo agli italiani: "Se l'agricoltura è stata in grado di produrre in continuità è grazie ai lavoratori e alle comunità come quella Sikh, per questo continueremo a sostenere anche economicamente questo settore e le buone pratiche di integrazione e sviluppo. Con i lavoratori sikh, in particolare, emerge da tempo la condivisione di un forte legame verso la terra e gli animali, che ha reso questa comunità protagonista della nostra agricoltura e nella zootecnia. Il caso dei Sikh può essere un modello perché dimostra che si può imparare a stare insieme e convivere". Quanto al ruolo delle istituzioni, Onorati ha sottolineato "l'importanza di contrastare insieme il dumping, che fa perdere valore al cibo e alle persone che lavorano, ma anche di affrontare la sfida per l'ambiente e quella demografica, visto che anche l'invecchiamento della popolazione italiana pone sfide in termini di virtuoso incontro tra culture e ricambio generazionale". Nel Pil pontino il cibo e le filiere agroalimentari giocano un ruolo determinante. A maggior ragione per Onorati le istituzioni non possono esercitare il ruolo delle forze dell'ordine, ma come i sindacati possono e devono agire a monte "creando le condizioni per la legalità e la buona occupazione".
Paolo Naso, docente alla Sapienza Università di Roma, ha affermato che "nei campi italiani c'è tanta sofferenza, ma i Sikh hanno saputo inserirsi legando la dimensione del lavoro a una espressione della propria fede religiosa. I Sikh vivono il lavoro come vocazione, realizzazione di sé, espressione della comunità: altre comunità hanno un'etica del lavoro molto simile, come i calvinisti. Un altro elemento di forza è il forte senso civico di questa comunità, la capacità di organizzarsi, di mobilitarsi davanti alle emergenze. Dietro una comunità religiosa non c'è mai solo la fede - ha detto il sociologo - ma c'è il capitale sociale, difficilmente misurabile dal solo Pil perché emerge dalla capacità di fare welfare interno e organizzarsi. Purtroppo esiste una lettura distorta che domina il dibattito sull'immigrazione, troppo spesso non si capisce che dove ci sono comunità strutturate nascono anche nuove forme di welfare, solidarietà, convivenza. Diversi esperti - ha aggiunto Naso - dicono che l'Italia non ha un vero e proprio modello di integrazione, ma in realtà c'è, ed è quello ereditato dai principi e dai valori della nostra Costituzione. È un modello che regge soprattutto su due pilastri: il primo è la scuola, luogo di vera integrazione intergenerazionale, mentre il secondo pilastro è il dialogo, quello che si realizza anche ad esempio nei corsi formativi o nei work caffè per ragazzi di seconda generazione che imparano a discutere con istituzioni, prefetti, enti locali. La conoscenza, non dobbiamo mai dimenticarlo, demolisce i pregiudizi".
Ilaria Valenzi, avvocata del Centro Studi Confronti, ha sottolineato: "La comunità Sikh non ha bisogno di patenti, ma in quanto comunità di fede ha bisogno ancora di un pieno riconoscimento da parte delle istituzioni. Questa comunità ha dimostrato di saper fare rete, di saper vivere un patto federativo che altre comunità non hanno. Dopo il riconoscimento come religione da parte del ministero dell'interno, serve anche una intesa con lo Stato, come avvenuto per altre 12 comunità, ad esempio nel 1984 per i valdesi o nel 1987 per le comunita ebraiche, per regolamentare i rapporti di fede. Attraverso il riconoscimento religioso si riconosce pienamente anche la cittadinanza sul territorio italiano, perché questo passaggio lega tutta una serie di diritti tra loro e consente di vivere in piena dignità".
Per il Segretario generale della Fai-Cisl Latina, Islam Kotb, "è fondamentale per ottenere nuove conquiste sul piano dei diritti e del lavoro che si agisca per la legalità". Nel settore agroalimentare, ha ricordato il sindacalista, "abbiamo dalla nostra parte anche gli enti bilaterali territoriali, che possono aiutarci a rendere inutili gli intermediari che agiscono nell'illegalità e favoriscono lo sfruttamento". Kotb ha ricordato la nuova campagna della Fai Cisl Latina, le "domeniche della tutela", con la quale il sindacato presidiando il territorio con il proprio camper "esprime ancora di più il compito di organizzazione della prossimità". Oggi "serve una reale sinergia con la quale dobbiamo far conoscere i contratti per poi farli applicare, fermando il caporalato e il dumping sociale messo in atto da chi applica contratti pirata. È paradossale che tante imprese agricole lamentino una forte mancanza di manodopera: gli enti bilaterali territoriali assieme alle istituzioni devono farsi parte attiva per arrestare il lavoro nero, facilitare il mercato del lavoro, mettere in campo strategie formative coinvolgendo anche le scuole, ad esempio per alfabetizzare i migranti alla lingua italiana".
L'economista Amandip Singh, giovane neolaureata, ha raccontato l'esperienza della comunità Sikh di Narni, in Umbria, e le diverse difficoltà che possono incontrare gli immigrati nel corso delle diverse fasi di insediamento in un territorio.
L’incontro è stato moderato dal direttore di Confronti, Claudio Paravati; presenti anche diversi dirigenti della Fai Cisl, tra cui il Segretario nazionale Mohamed Saady.
L'evento si è concluso con l’intervento di Onofrio Rota, Segretario generale della Fai-Cisl nazionale. "Su 80 mila Sikh in Italia, 8 mila sono iscritti alla Cisl, circa un decimo, segno di un forte bisogno di rappresentanza e di una forte volontà di partecipazione", ha detto il sindacalista. "Dietro il made in Italy agroalimentare - ha aggiunto - ci sono sempre più stranieri, basta vedere chi produce eccellenze come in Emilia Romagna il parmigiano reggiano, fatto dagli indiani che danno un grande contributo all'economia locale e nazionale. Abbiamo un futuro da costruire insieme perché il valore dell'agroalimentare cresce e farà crescere sempre più anche il turismo e tante altre filiere. Come sindacato coltiviamo molto anche aspetti culturali per raccontare in modo diverso e meno stereotipato il lavoro e l'immigrazione. Rispettare i diritti, anche religiosi, lavoro stabile, accesso ai servizi: un sindacato vero conosce questi bisogni perché sa ascoltare le persone. Molti lavoratori non conoscono i propri diritti, o i benefici della bilateralità, dei fondi integrativi, invece è fondamentale esserne a conoscenza. Oggi stiamo discutendo molto di estensione dei voucher in agricoltura, come previsto in manovra dal governo, ma in realtà anche le parti datoriali si stanno convincendo che serve lavoro di qualità, dunque i voucher non possono essere estesi ai lavoratori stagionali iscritti negli elenchi anagrafici, vanno limitati a categorie come studenti, pensionati e percettori di sostegni al reddito". Altro tema fondamentale, per Rota, quello delle aree interne e rurali: "Sono spesso proprio i lavoratori immigrati a contrastare lo spopolamento dei borghi e delle montagne, l'abbandono delle terre". "Ci sono tante buone pratiche da riprodurre sui territori - ha aggiunto Rota - come nel caso di diverse imprese strutturate che si occupano di creare moduli abitativi per i braccianti con tutti i confort, seguendo procedure di trasparenza e applicando i contratti. Oggi anche il Censis descrive una società italiana triste e malinconica, per noi è basilare dare risposte adatte per uscire dagli shock vissuti dall'undici settembre ad oggi. Le conquiste per molte persone sono una cosa del secolo scorso, in realtà le conquiste si fanno ogni giorno e soltanto se ci muoviamo insieme", ha concluso Rota.