Il Segretario generale della Fai Cisl dall’VIII° Congresso nazionale in corso a Bologna: “Contrattazione e tecnologie possono ridurre orari e carichi di lavoro, nell’alimentare lo stiamo già facendo, è questa la strada da seguire”
“Nell’industria alimentare abbiamo raggiunto livelli ottimi di contrattazione, sia nel primo che nel secondo livello, abbiamo costruito anche con la bilateralità tanti benefici, ad esempio, per il welfare, la parità di genere, la conciliazione vita-lavoro, l’inclusione. Oggi la questione è come allargare i benefici e le buone pratiche a tutte le aziende, anche quelle più piccole e in altri settori dell’agroalimentare, senza fermare la spinta verso la sperimentazione e l’innovazione. Un obiettivo alla portata è riconoscere più salario con meno lavoro e più produttività. Dovremmo sfatare questo tabù e agire per ridurre gli orari e i carichi di lavoro, e aumentare nello stesso tempo i salari e la produttività, nell’industria alimentare stiamo già dimostrando che si può fare, lo abbiamo visto anche con l’ultimo rinnovo del contratto nazionale”.
Lo ha affermato il Segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota nella relazione che ha aperto oggi a Bologna i lavori di “Alimenta il Futuro”, VIII Congresso nazionale della categoria, con oltre 900 partecipanti tra delegati, operatori e dirigenti, rappresentanti delle istituzioni, delle imprese, e dei sindacati agroalimentari di 20 Paesi.
“Siamo al 23esimo posto su 38 per i salari, che sono scesi del 6,9% dal 2019, e altre ricerche ci dicono che l’agroalimentare è il settore che più di tutti sta creando valore aggiunto con l’innovazione tecnologica, allora – ha detto Rota – sarebbe un errore grave non socializzare questi risultati, non rendere patrimonio di tutti questi nuovi margini di profitto. Ecco perché diciamo più salario, meno lavoro, più produttività: a guadagnarci non sarebbero solo i lavoratori, ma tutto il Paese”.
Rota ha anche ricordato le sfide della Pac, Politica agricola comune: “La condizionalità sociale è un valore, le aziende vanno sostenute con i fondi pubblici ma solo se rispettano certe condizioni, dunque questa clausola va estesa e applicata in tutti i Paesi membri. Tutti insieme, con le imprese, dobbiamo dire all’Europa: la semplificazione che volete fare, fatela pure, ma non sulla pelle dei lavoratori, giù le mani dalla condizionalità sociale”, ha affermato il leader sindacale.